Analisi del rischio nel lavoro isolato

Analisi e valutazione del rischio nel lavoro isolato. Come il fattore isolamento influisce sui rischi dei lavoratori isolati.

Lavoratori isolati e rischi associatiL’impiego del termine prevenzione in materia di sicurezza è da intendere come una serie di misure messe in pratica per evitare che si verifichi un incidente.

Nel caso del lavoro isolato, l’isolamento non può essere considerato un rischio ma piuttosto come una caratteristica peculiare della realizzazione del compito lavorativo, d’ora in avanti parleremo di FATTORE ISOLAMENTO.

Numerosi studi effettuati hanno dimostrato che l’isolamento non aggrava solamente le conseguenze dell’incidente ma ha anche effetti sul comportamento dell’individuo che può contribuire all’accadimento dell’incidente.

L’operatore isolato infatti non può beneficiare dello scambio dialettico con colleghi o superiori e deve sovente, prendere decisioni senza trovare alcun feedback.

Così l’isolamento incide:

  • Prima dell’incidente

-provocando cambiamenti nel comportamento del lavoratore

-aumentando il bisogno di informazioni da parte del lavoratore, l’assenza di comunicazione aumenta l’incertezza e contribuisce a comportamenti azzardati

 

  • Dopo l’incidente

-ritardo dei soccorsi con consequenziale inasprimento delle conseguenze

 

lavoro isolato e stress correlatoL’incertezza che apporta l’isolamento nella realizzazione di un compito contribuisce ad accrescere la tensione ed aumenta una sorta di sentimento di responsabilità e, in certe circostanze ad aumentare lo stress del lavoratore isolato.

Questa tensione dipende per buona parte dalla tipologia di organizzazione del lavoro e dal carattere del lavoratore in questione.

Così se l’isolamento sul lavoro può essere definito fisicamente come il fatto di essere isolato per un certo periodo di tempo, la sensazione di isolamento dipende dalla percezione che il lavoratore ha della situazione in cui si ritrova a lavorare.

 

Non c’è niente di più pericoloso di un lavoratore isolato che è consapevole di essere isolato.

 

Studi effettuati in Francia hanno evidenziato che l’isolamento interviene a due livelli: prima dell’incidente e dopo l’incidente.

Da questi risultati 3 livelli di prevenzione sono stati proposti

1°Livello. Azioni di prevenzione legate alle condizioni ambientali in cui il lavoratore si trova a lavorare

2°Livello. Prevenzione indiretta focalizzata sull’informazione, la comunicazione, la formazione e l’organizzazione del lavoro.

3°Livello. L’ultimo livello di sicurezza corrisponde all’allertamento automatico dei soccorsi e la gestione degli stessi.

I 3 livelli possono essere visti come anelli di una stessa catena, la debolezza anche di un solo livello influisce sulla solidità della catena stessa.

Nell’ambito dell’emergenza trauma, (Il trauma fisico è una lesione dell’organismo causata dall’azione, dannosa e improvvisa, di agenti esterni (incidenti, violenze, ecc.). Come esempio di trauma si possono annoverare le fratture, il trauma cranico, l’ustione, la causticazione o la contusione).

L’importanza capitale del fattore tempo è enfatizzata dal concetto della golden hour, vale a dire di quell’ora d’oro (anche se sarebbe più opportuno parlare di minuti d’oro) entro la quale si possono aumentare significativamente le probabilità di sopravvivenza delle vittime con un trattamento tempestivo ed adeguato.

Si consideri, infatti, che la mortalità dopo trauma grave presenta tipicamente una distribuzione trimodale:

un primo picco di mortalità, cui corrisponde il 50% di tutti i decessi, si verifica entro pochi secondi o minuti dal trauma per lesioni gravissime a carico dell’encefalo, del midollo spinale, del cuore e dei grossi vasi sanguigni (morte immediata). In queste situazioni la morte è inevitabile e l’intervento del sistema di soccorso, seppure tempestivo e qualificato, non può modificare l’esito;

il secondo picco, indicato come “morte precoce”, cui corrisponde il 30% di tutti i decessi, si ha entro le prime 2 o 3 ore a seguito dell’evoluzione di ematomi intracranici, emo-pneumotorace, emoperitoneo da rottura di fegato, milza, pancreas o di vasi intraddominali, lesioni scheletriche multiple complicate da ingenti perdite ematiche. I casi appartenenti a questo gruppo potrebbero essere salvati con un tempestivo ed appropriato trattamento delle lesioni che minacciamo la sopravvivenza (morte evitabile);

il terzo picco di mortalità (20% del totale dei decessi), detto anche morte tradiva si registra a distanza di diversi giorni o di alcune settimane dal trauma come conseguenza di infezioni gravi, sepsi e disfunzione multipla di organi ed apparati. E’ probabile che migliorando la tempestività e la qualità delle cure per il gruppo precedente possa diminuire la percentuale anche delle morti tardive.

 

In pratica è per il gruppo a rischio di morte evitabile che si devono concentrare gli sforzi intesi a migliorare la sopravvivenza e gli esiti invalidanti post-traumatici, in soggetti per lo più in giovane età, cercando di ridurre il cosiddetto therapy free interval.

 

Una corretta organizzazione nel gestire l’assistenza, dalla fase extraospedaliera a quella intraospedaliera, comporta una significativa riduzione della mortalità e della morbilità.

 

Incidente lavoro isolato

 

 

 

 

 

 

 

 

                       

Ma come incide il fattore isolamento nella valutazione dei rischi e come si può misurare il fattore isolamento?

Come illustrato precedentemente il fattore isolamento [I] incide direttamente sulla severità del danno (ritardo nell’attivazione della catena del soccorso) e sulla probabilità di accadimento di un evento incidentale; per tale motivo in presenza del fattore isolamento la valutazione del rischio cambia e diventa:

 

R=(PxD) +I

dove   (3<D<4)       (1<P<2)        (0<I<8)

 

In questa analisi si prendono come riferimento situazioni-incidenti che si trasformano in emergenza e che quindi nella prospettiva dell’analisi del rischio ricadono sempre in un D di 3 o 4 (Per definire l’urgenza e l’emergenza (come per la gravità) è indispensabile il concetto di esito che, in ambito sanitario, si riferisce alle «modificazioni delle condizioni di salute prodotte nei destinatari dagli interventi sanitari».

Se l’esito in gioco è la sopravvivenza del paziente, quindi sono compromessi i parametri vitali, e se occorrono interventi immediati per garantirla, si parla di emergenza; quando, invece, occorre un intervento pronto, ma non immediato (dilazionabile nel tempo) si parla di urgenza)

Magnitudo più basse hanno poco senso da prendere in considerazione perché l’effetto sul lavoratore non è condizionato dal tempo e quindi dai soccorsi.

Così come si può circoscrivere il range di D si può circoscrivere il range di P (siamo sempre tra 1 e 2, le situazioni di emergenza prese in considerazione non sono prevedibili-per natura stessa delle situazioni di emergenza- e per assunto di analisi abbiamo definito 1<P<2)

se [I]=0 il lavoro non è isolamento e la valutazione del rischio non è condizionata dal fattore I.

Con il fattore isolamento si può dire che il lavoratore è più vulnerabile e si introduce così nell’analisi del rischio un elemento discriminatorio legato alla carenza organizzativa aziendale.

Si comincia a essere consapevoli che chi lavora in isolamento è più vulnerabile di chi non è in isolamento.

Il concetto di vulnerabilità esprime la propensione di un certo elemento ad essere danneggiato da un dato fenomeno a cui l’elemento stesso è esposto. La vulnerabilità è quindi una misura della fragilità, della impossibilità di resistere ad un evento calamitoso da parte di un elemento esposto in funzione delle proprie caratteristiche.

 

Ma quanto è più vulnerabile il lavoratore isolato? Dipende dal fattore isolamento.

 

COME DETERMINARE FATTORE ISOLAMENTO e QUINDI IL GRADO DI VULNERABILITA’

Definito come interviene il fattore isolamento all’interno della determinazione del rischio bisogna determinare quali sono le variabili che lo condizionano. Queste variabili hanno come unità di misura il tempo (a cui andrà associato un valore adimensionale) e un altro parametro adimensionale che influisce sulla probabilità di un evento dannoso e sono termini già riscontrati nel momento in cui ci siamo trovati a dare una definizione del lavoro in isolamento. In particolare queste variabili costituiscono la ragione del motivo per cui il lavoro in isolamento è considerato un problema (sono le variabili che rendono il lavoratore isolato più vulnerabile):

 

1) Rilevazione emergenza (R.e.)

Il lavoratore isolato se subisce un evento traumatico che fa perdere conoscenza non è in grado di allertare i soccorsi. Questo è il problema fondamentale e costituisce dunque una variabile nella determinazione del fattore isolamento.

 

-difficoltà-impossibilità a rilevare emergenza—->variabile rilevazione emergenza (Ril)

Tenendo in considerazione le linee guida relative alla golden hour del soccorso è possibile evidenziare 3 livelli associati a differenti tempistiche e a quindi differenti indici

Indici nella rilevazione emergenza dei lavoratori isolati

2) Localizzazione emergenza (L.e.)

 

Il lavoratore isolato può non essere localizzato facilmente. Rilevare l’emergenza è una condizione necessaria ma non sufficiente per prestare i primi soccorsi in maniera rapida. Bisogna poter localizzare il lavoratore in maniera semplice e precisa senza alcuna perdita di tempo.

 

-difficoltà-impossibilità nel localizzare ——>variabile localizzazione (L)

 

è possibile evidenziare 3 livelli associati a differenti tempistiche e a quindi differenti indici

Indici della localizzazione incidente nel lavoro isolato 

3) Gestione e coordinamento emergenza (L.e.)

Indici gestione emergenza lavoro isolato

-difficoltà nel gestire e coordinare il soccorso —–>variabile dispatching e triage (Dis)

4) Facilitatore di sviluppo emergenza

 

Valutare la propensione all’errore e a comportamenti azzardati di persone che lavorano in isolamento non è facile tuttavia si possono fare delle generiche osservazioni. In linea generale gli errori che possono poi essere causa di incidenti sono:

 

ERRORI NON INTENZIONALI

  • errori di attenzione
  • errori di memoria

 

ERRORI SEMINTENZIONALI

  • errori di regole
  • errori di conoscenze

 

ERRORI INTENZIONALI

  • violazioni di routine

In linea generale tutti questi errori possono essere prevenuti con una formazione alla mansione specifica e con una motivazione dello stesso lavoratore. Fatto ciò bisogna poi valutare il lavoratore stesso. Per poter fare analisi di carattere generale ma indicativi si è scelto di operare una classificazione dei lavoratori in 3 fasce, ciascuna accompagnata da un indice valutativo che tiene conto:

  • esperienza lavoratore
  • tipologia di lavoro routinario….
  • tipologia di contratto
  • valutazione stato fisico lavoratore in rapporto alla mansione

 

Questo livello di valutazione è reso necessario dal fatto che un lavoratore in isolamento, senza alcuna supervisione è ritenuto adottare comportamenti devianti rispetto alle buone prassi più facilmente di altri lavoratori e quindi aumentare P

Valutazione rischio lavoro isolato

La somma di queste 4 variabili determinano il fattore isolamento e quindi il grado di vulnerabilità

 

I=(R.e+L.e+D.e+F.e)

 

che come si può facilmente vedere può cambiare decisamente la valutazione di un rischio

 

Esempio :

supponendo di valutare il rischio caduta al piano associato ad un lavoratore non isolato e uno isolato

Ri/Rni=8,5/3=2,83 grado di vulnerabilità

 

In questo caso il rischio senza  fattore isolamento è quasi tre volte maggiore. Questo dato è significativo degli interventi che devono essere eseguiti per rendere similari le due condizioni lavorative

 

Questo fattore isolamento deve essere azzerato in quanto i lavoratori in isolamento devono poter essere soccorsi come tutti i lavoratori “normali” e non devono trovarsi a lavorare in una situazione di vulnerabilità maggiore.

 

 

Obiettivo R/Ri=1

 

Per eliminare il fattore isolamento bisogna prima valutarlo e in seguito stimarlo per determinare il livello di priorità degli accorgimenti da adottare ma anche la tipologie di precauzioni. Non può accadere che due lavoratori siano investiti da due livelli di rischio differente dovuto alla natura organizzativa dello stesso (isolamento).

 

grado di vulnerabilità del lavoratore isolato

 

Rimanendo sulla matrice dei rischi si può notare come in presenza del fattore isolamento il rischio preso in esame molto facilmente ricade nella zona di matrice tinta di rosso e alla luce delle condizioni poste inizialmente [(3<D<4)   (1<P<2)        (0<I<8)] si può notare che comunque il valore massimo è 16 ed è quindi compatibile con una valutazione “matriciale”

Matrice probabilità e danno lavoro isolato

Tralasciando la matrice dei rischi e semplificando, l’organizzazione deve comunque essere consapevole dell’importanza di eliminare le condizioni di vulnerabilità (fattore isolamento) che caratterizzano i propri lavoratori isolati.

 

Ci si è dunque resi consapevoli che eliminando il fattore isolamento si può cominciare a ragionare sulla matrice PxD in quanto la condizione base è garantire la medesima condizione lavorativa per ogni lavoratore. L’isolamento non deve essere fattore di vulnerabilità ma solamente una condizione lavorativa sempre più presente nel mondo modernoAnalisi e valutazione dei lavoratori isolati

 

DEFINIZIONE DI RISCHIO ACCETTABILE

Un rischio in termini assoluti condizionato dall’isolamento non può mai esser accettabile in quanto è condizionato da una vulnerabilità introdotta da lacune organizzative aziendali che portano a livelli di tutela condizionati dal fattore isolamento.

La matrice del rischio consegna al valutatore un indicazione di quanto il rischio è stato gonfiato dal fattore isolamento. Quello che l’azienda deve definire e perseguire è la vulnerabilità zero.

Valutazione del rischi in termini assoluti: matrice del rischio

Valutazione del rischio in termini relativi: rischio in isolamento, rischio non isolamento

 

SOLUZIONI TECNICHE-ORGANIZZATIVE PER ELIMINARE ISOLAMENTO E RAGGIUNGERE VULNERABILITA’ ZERO

Dall’analisi effettuata si evince che per annullare la vulnerabilità bisogna agire sul fattore isolamento e quindi sulle 4 variabili. In termini di azioni da porre in essere si possono individuare due categorie:

 

 

-Soluzioni organizzative-formative

I lavoratori che lavorano in isolamento devono essere in grado di affrontare situazioni di emergenza per questo motivo dovrebbero seguire corsi di pronto soccorso

 

 

 

-Soluzioni tecniche per allertamento soccorsi

I dispositivi di allarme per i lavoratori isolati sono ancora poco utilizzati e quindi poco pubblicizzati sul mercato. Tuttavia negli ultimi anni si è assistito ad un incremento di richieste legate alla tutela di questa particolare condizione lavorativa.

L’aumento della domanda del mercato tuttavia non è coincisa con un chiaro standard di riferimento da parte delle aziende produttrici.

 

Molto spesso i responsabili della sicurezza aziendale non sanno bene quale dispositivo ricercare e non sanno nemmeno quale sia il nome di tale dispositivo: sul mercato viene superficialmente denominato dispositivo uomo morto o dispositivo uomo a terra.

 

Tali locuzioni traggono spunto da una funzione elementare ma quanto mai importante che possiedono taluni dispositivi: il monitoraggio della posizione del lavoratore.

 

La totalità dei dispositivi in commercio hanno infatti la funzione di monitorare automaticamente la postura del lavoratore segnalando dunque automaticamente una condizione anormale (perdita di verticalità-uomo a terra).

 

Pare tuttavia riduttivo ed elementare chiamare questi dispositivi con il nome di una sua funzione, importante ma non determinante.

 

Per uniformare il mercato e per ovviare a fraintendimenti tecnici occorre ricercare una denominazione standard che possa identificare questi particolari dispositivi.

 

Per fare ciò pare opportuno analizzare quale sia il bisogno primario che tale dispositivo debba soddisfare. Questi dispositivi, in dotazione ai lavoratori isolati, devono prima di ogni altro obiettivo, allertare in maniera tempestiva, in modo automatico o manuale, i soccorsi in caso di incidente e/o emergenza.

 

Da questo assunto che trova piena coscienza nella definizione di lavoratore isolato ci si può tranquillamente abbandonare ad un acronimo semplice ma quanto mai significativo: D.A.SO.L.I

Dispositivo Allertamento SOccorsi Lavoratore Isolato

 

Il termine, di sicuro impatto, racchiude in sé la natura del problema che il dispositivo si prefigge di risolvere.